BLOG ALIMENTARE VETERINARIO
La nutrizione veterinaria secondo MyVetDiet
Il blog sullo stile di vita sano e consapevole da far adottare ai nostri amati cani e gatti.

Fabbisogno energetico, Patologie, Terapia dietetica

La corretta valutazione nutrizionale del paziente con neoplasia.


mercoledì 7 luglio 2021


La corretta valutazione nutrizionale del paziente con neoplasia

Un paziente affetto da neoplasia può presentare alterazioni importanti del suo stato nutrizionale e il loro trattamento deve sempre far parte della terapia. Infatti, numerosi pazienti affetti da tumore presentano quella che viene definita "cachessia neoplastica"

La cachessia neoplastica è una complessa sindrome paraneoplastica caratterizzata da una progressiva perdita di peso che si manifesta nonostante l'animale assuma un quantitativo di calorie apparentemente adeguato.

Sia nelle persone, che in cani e gatti, essa, a seconda della causa sottostante, può essere suddivisa in due categorie principali: primaria o secondaria.

La cachessia secondaria è dovuta ad alterazioni funzionali, che non sono necessariamente specifiche della malattia neoplastica, ma che inducono una modifica nell'assunzione del cibo, nella digestione o nell'assorbimento dei nutrienti. Ad esempio, i tumori che coinvolgono il tratto gastroenterico possono interferire con l'assorbimento e la digestione, o i trattamenti radioterapici/chemioterapici possono causare una minor assunzione di cibo in seguito allo sviluppo nell'animale di nausea o vomito.

La cachessia primaria, invece, è una sindrome non completamente compresa, tipicamente presente in animali e persone affette da tumori maligni e che spesso non può essere risolta semplicemente attraverso l'aumento dell'assunzione di cibo da parte del paziente.

La causa di questa cachessia sembra essere legata ad alterazioni nel metabolismo lipidico, proteico e glucidico indotti dalla neoplasia stessa e che causano un'inefficienza nell'utilizzo dell'energia.

Studi recenti mettono in relazione questi cambiamenti del metabolismo con l'azione di numerosi mediatori infiammatori che hanno effetti ad ampio raggio sul metabolismo energetico e proteico.

L'interleuchina-1alfa, IL-1beta, IL-6, il fattore di necrosi tumorale-alfa e l'interferone gamma sono stati tutti considerati possibili responsabili della produzione delle anomalie biochimiche, o metaboliche, tipiche della cachessia neoplastica primaria.

Inoltre, in alcuni cani con neoplasia, sono state identificate anomali metaboliche come un aumento della concentrazione sierica di insulina e lattato, alterazione dei profili lipoproteici, aumento dell'escrezione urinaria di azoto e una diminuzione della sintesi proteica nell'organismo. Questi cambiamenti sembrano essere legati ad un aumento del dispendio energetico del paziente e del suo fabbisogno energetico a riposo, che potrebbero essere la causa della cachessia neoplastica.

Tuttavia, altri studi hanno invece evidenziato un dispendio energetico normale o addirittura diminuito in animali con tumori e cachessia ad essi associata. Di conseguenza, sarebbero necessari ulteriori studi per chiarire meglio la relazione tra cachessia primaria e spesa energetica.

Clinicamente, la cachessia neoplastica si manifesta con una perdita progressiva di peso dell'animale, in cui viene coinvolta sia la massa grassa che la massa magra, andando a coinvolgere in maniera importante anche le riserve proteiche dell'organismo.

Essa causa, non solo un peggioramento della qualità della vita del paziente, ma, in medicina umana, la cachessia neoplastica è stata associata ad una diminuzione nella risposta alla terapia e ad una riduzione dei tempi di sopravvivenza.

Quando un medico veterinario si trova a visitare un paziente affetto da neoplasia, deve effettuare un'accurata valutazione dello stato nutrizionale e metabolico del paziente che, associata ad una buona anamnesi, può aiutarlo a stabilire se il paziente è effettivamente affetto da cachessia neoplastica, se è ipermetabolico o se la perdita della massa magra è dovuta ad altri meccanismi, oppure, come spesso accade, se la cachessia è causata contemporaneamente da un aumento del fabbisogno energetico, da un alterazione del metabolismo e da una riduzione dell'assunzione del cibo.

Inoltre, è importante che venga esclusa la presenza di altre patologie che possono provocare cachessia, come il diabete mellito, cardiomiopatie, nefropatie o ipertiroidismo.

Oltre al body condition score, deve essere valutato con attenzione anche l'MCS (muscle condition score) dell'animale, attraverso l'esame della muscolatura sulla colonna vertebrale, sulla scapola, sugli arti posteriori e sul cranio per capire quanta massa magra ha perso il paziente.

All'animale andrebbe attribuito infatti, oltre al punteggio del BCS, anche il punteggio di condizione muscolare.

FEDIAF propone una tabella per l'attribuzione dell'MCS con un punteggio che varia da 0 a 3

0 – animale con severa perdita muscolare. Questo valore dovrebbe essere attribuito ad animali nei quali alla palpazione sopra la colonna vertebrale, le scapole, il cranio o le ali dell'ileo, si rileva una massa muscolare gravemente diminuita;

1 - animale con moderata perdita muscolare. Questo valore dovrebbe essere attribuito ad animali nei quali alla palpazione sopra la colonna vertebrale, le scapole, il cranio o le ali dell'ileo, si rileva una massa muscolare moderatamente diminuita;

2 - animale con lieve riduzione della massa muscolare. Questo valore dovrebbe essere attribuito ad animali nei quali alla palpazione sopra la colonna vertebrale, le scapole, il cranio o le ali dell'ileo, si rileva una massa muscolare leggermente diminuita;

3 - animale con massa muscolare nella norma. Questo valore dovrebbe essere attribuito ad animali nei quali alla palpazione sopra la colonna vertebrale, le scapole, il cranio o le ali dell'ileo, si rileva una massa muscolare normale.

Oltre alla valutazione di MCS e BCS, il paziente dovrebbe essere sottoposto ad analisi ematochimiche complete per poter inquadrare l'eventuale cachessia neoplastica e la sua gravità.

La cachessia neoplastica, in medicina umana, viene divisa in tre fasi che si presume possano essere applicate anche a cani e gatti. La prima fase è caratterizzata da un'assenza di segni clinici, ma dalla presenza di alterazioni biochimiche come un aumento dei livelli ematici di lattato e insulina, nonché un'alterazione dei profili amminoacidici e lipidici. I segni clinici compaiono durante la seconda fase in cui il paziente inizia a perdere rapidamente peso e presenta anoressia e depressione. Nell'ultima fase la perdita delle riserve lipidiche e proteiche diventa molto marcata, il paziente si presenta gravemente debilitato e gli esami biochimici mostrano un bilancio azotato negativo.

Se non adeguatamente trattata è la cachessia neoplastica che porta a morte l'animale più che la neoplasia stessa.

A questo punto il veterinario dovrebbe essere in grado di capire se l'animale necessita di un supporto nutrizionale specifico per la sua patologia.

In ogni caso, andrebbe sempre calcolato il fabbisogno energetico per evitare che l'animale, pur trovandosi in buono stato nutrizionale al momento della visita, vada incontro ad una perdita di peso.

Alcuni autori consigliano di moltiplicare il fabbisogno energetico di mantenimento per un fattore di correzione legato alla malattia e alla cachessia, che a seconda della gravita di quest'ultima, varia da 1,1 a 1,4.

Questo approccio può essere corretto, ma deve essere seguito da un attento monitoraggio del peso del paziente e dei possibili effetti collaterali dati da una sovralimentazione.

Dopodiché, si rende necessario decidere se l'alimentazione del paziente necessita anche un cambio nel suo contenuto in nutrienti.

Infatti, non tutti gli animali affetti da neoplasia necessitano di un'alimentazione specifica.

Gli animali, per esempio, che presentano una buona condizione corporea e uno stato nutrizionale adeguato, se stanno assumendo già una dieta completa, bilanciata e di alta qualità possono continuare ad assumere la loro razione abituale, modificandone se necessario solo il dosaggio, fino a quando non subentri una ragione oggettiva e un'alterazione del loro stato che porti alla necessità di modificare anche il contenuto della loro dieta.

Il veterinario dovrebbe comunque considerare l'eventuale integrazione di omega 3 e/o antiossidanti che possono aiutare a ridurre i segni clinici legati alle neoplasie.

Di queste integrazioni e delle eventuali modifiche da effettuare sulla distribuzione delle calorie tra proteine, grassi e carboidrati nella dieta di animali affetti da cachessia neoplastica ne parleremo in dettaglio nei prossimi articoli (La dieta nei pazienti oncologici).

BIBLIOGRAFIA:
- Case L.P., Daristotle L. at all. Canine and Feline Nutrition. Third edition. Chapter 36
- Delaney SJ & Fascetti AJ.  Applied Veterinary Clinical Nutrition, 2012, chapter 19
- MS Hand, CD Thatcher, RL Remillard, P Roudebush & BJ Novotny. Small Animal Clinical  Nutrition 5th edition. ed.  2010, chapter 30


Lascia un commento

Prima di lasciare il tuo commento, raccontaci qualcosa di te: sei un utente già registrato al sito?


Sono già registrato su MyVetDiet.it
Sono un nuovo utente e non sono ancora registrato su MyVetDiet.it




Autorizzo ai sensi del Regolamento (UE) n. 679/2016 il trattamento dei miei dati personali
Accetto le condizioni contrattuali di MyVetDiet




Tags

cachessiasindrome paraneoplasticanausea canenausea gattovomito canevomito gattoneoplasiainterferone gammainsulinaipertiroidismoanoressiaomega 3